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Palermo città normale? Se vista con gli occhi della cronaca, assolutamente no: essa è il baricentro del malaffare e del sottosviluppo, di un'irredimibile, esotica decadenza. Se viene messa a fuoco dallo sguardo semiotico, emerge molto di più: una città contraddittoria ma dinamica, in cerca di sé. E viene fuori, per esempio, che, a differenza di molte realtà europee, l'odierna identità di Palermo passa anche e soprattutto dagli immigrati, dal loro modo di abitare gli spazi che gli autoctoni hanno abbandonato. L'ipotesi di semiotica urbana proposta da questo libro ha pertanto una doppia valenza. Da una parte usa la semiotica per esaminare il senso profondo degli spazi urbani, delle loro forme, dei modi in cui essi vengono vissuti. D'altra parte permette di gettare una nuova luce su un'intera città, Palermo, a partire dalla rivisitazione di alcune sue aree topiche. Luoghi di culto e centri commerciali, parchi e spiagge, i pub nel centro storico e la cittadella universitaria, il centro città e alcuni blog vengono analizzati nel dettaglio per vedere se e come si fanno promotori di nuove forme di socialità. La città viene ripensata in termini di forme spaziali e processi di interazione, mettendo in luce strumenti inediti per gestirne le politiche di rinnovamento.